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Trento, 30 novembre 2001
DANNEGGIATA DA IGNOTI L'ESCAVATRICE AI LAVINI
I lavori di impermeabilizzazione del fondo proseguiranno comunque presto
L’assessore Berasi: "Irresponsabili contro i biotopi"

dalla stampa

I Lavini di Marco a sud di Rovereto costituiscono una della zone riservate a biotopo più note del Trentino. Purtroppo oggi è accaduto che alcuni "soliti ignoti" abbiano danneggiato la macchina escavatrice che sta eseguendo l’intervento di impermeabilizzazione del fondo dei biotopi. I lavori sono stati interrotti, ma riprenderanno quanto prima. "E’ un vero peccato – commenta l’assessore provinciale all’Ambiente Iva Berasi – che interventi indirizzati a migliorare la qualità ambientale del territorio trentino nei siti preziosi quali i biotopi, siano ostacolati e resi più difficili da persone irresponsabili".

L’origine dei Lavini deriva da una serie di grandi frane succedutesi nel tempo, i cui detriti occupano una superficie di circa 4 chilometri quadrati. Quest’area in parte è stata tutelata come biotopo, ma in parte è stata sfruttata come zona industriale e come discarica comprensoriale.

La zona protetta a biotopo ha parvenza ancora naturale, anche se in effetti è alterata sia da un punto di vista forestale, (per via dell’impianto negli anni ’30 del pino nero, specie estranea alla vegetazione tipica), sia da un punto di vista idrologico, in quanto la falda acquifera si è notevolmente abbassata per l’emungimento effettuato dalla vicina zona industriale.

Ne è derivato che i laghetti dei Lavini di Marco per lunghi periodi dell’anno rimangono all’asciutto, con grave danno sia per la vegetazione idrofila, sia per quegli animali (soprattutto anfibi) che legano la loro sopravvivenza e riproduzione alla presenza quasi costante d’acqua.

"Nel 2000 il Servizio Parchi e Foreste Demaniali della Provincia, in collaborazione con il Museo di Rovereto – spiega ancora l’assessore Berasi – ha scavato un pozzo per attingere, tramite pompa sommersa, acqua da restituire al Laghett Grant. Il fine era favorire la riproduzione degli anfibi. Per minimizzare l’impatto ambientale, la necessaria impermeabilizzazione del fondo è stata fatta con un semplice strato di terra costipata. L’intervento si è però rilevato troppo leggero.

Si è quindi deciso di impermeabilizzare il fondo del piccolo specchio d’acqua, stendendo dei teli di bentonite, materiale impermeabile di tipo argilloso. La superficie d’acqua prevista è di circa 150-200 metri quadrati, e sarà alimentata dalla vicina pompa sommersa

Il Servizio Parchi, che cura la gestione del biotopo, coadiuvato dal Museo di Rovereto, ha dato l’inizio ai lavori in questo periodo, per arrecare i minori danni possibili alla flora e alla fauna.

Lo svaso che si sta realizzando – conclude l’assessore – sfrutta un vecchio scavo degli anni Sessanta, che sarà ingrandito e conformato nel modo più naturale possibile. Il piccolo bacino, così ottenuto, sarà visibile dalla recente torretta d’osservazione del sentiero didattico del biotopo. Offrirà così alla fauna minore un prezioso sito di riproduzione, visto che le zone umide del fondovalle sono state tutte bonificate".

 

 

  Iva Berasi

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